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copertina 9791221810868 Il Gran Maestro
06 maggio 2024  |  ilsussidiario.net  |  Max FERRARIO

LETTURE/ Ferdinando IV e l’Ordine Costantiniano, ovvero la “sconfitta” di Napoleone in Italia

La storia del Regno di Napoli dalla fine del Settecento in poi è sempre stata inquadrata dall’angolo di visuale dei vincitori e dei dominatori pro tempore.
Così è per il Triennio giacobino; così per il Decennio francese; così poi per la caduta definitiva dei Borbone dopo la spedizione dei Mille e la faticosa unificazione italiana. Riguardare la storia da punti d’osservazione diversi e magari insoliti rispetto agli usuali è un necessario omaggio alla completezza e alla verità. In tal senso si orienta il nuovo libro di Maurizio Modugno, Il Gran Maestro.
Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e Ferdinando IV di Borbone tra Rivoluzione e Restaurazione (Aracne, 2024), con la prefazione del principe Pedro de Borbón-Dos Sicilias y Orléans, odierno erede della dinastia che il trono di Napoli occupò per quasi un secolo e mezzo.
Il libro si apre con due capitoli dedicati a quella che all’epoca veniva detta “La più magnifica corte d’Europa” e alla struttura amministrativa del Regno di Napoli, descritta nei preziosi annuari variamentechiamati Notiziari, Calendari, Almanacchi e qui in parte riportati. Da questi e poi dai capitoli più strettamente dedicati agli eventi dal 1799 al 1815, emerge in primis un “ritratto autentico” di Ferdinando IV, Re di Napoli e di Sicilia ( poi delle Due Sicilie). Ritratto che da fonti di primissima mano (diari, corrispondenza, giornali, documenti) appare essenziale ad una storia imparziale del Regno del maggior Borbone italiano. Come ha scritto Eugenio Di Rienzo, “Ferdinando IV [fu] un monarca la cui personalità venne sistematicamente distorta e avvilita nei giudizi dei contemporanei e della successiva storiografia fino ai giorni nostri”. Altro da queste fu il Re, altro l’uomo. Si “impone di rivedere a fondo lo stereotipo secondo cui le sorti del Regno napoletano fossero affidate nelle mani della volitiva regina consorte, l’austriaca Maria Carolina d’Asburgo-Lorena e del filoinglese Segretario di Stato, John Francis Edward Acton. Sotto la maschera […] del Re lazzarone e fannullone che ci è stata tramandata, il sovrano celava una volontà decisionista e centralizzatrice di ferro e ben attenta a difendere le sue prerogative in modo da reggere in esclusiva il timone della politica del suo Stato”. Appassionato sia verso il mare, sia verso la terra (la caccia ne era solo il côté visuel), strenuo lavoratore (tra le quattro e le cinque del mattino era già alla scrivania), religioso non per apparenza, lettore infaticabile, musicista dilettante d’ottimo gusto, non si piegò mai ad alcuno se non alla forza preponderante d’armi nemiche e amiche.
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