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Estratto dal volume
Lumina

The “Mental” Dimension of Evil in the Mazdean Perspective
DOI:  10.53136/97912804142813
Pagine: 45-78
Data di pubblicazione: Marzo 2021
Editore: Aracne
Il presente contributo offre un aggiornato quadro della demonologia mazdaica alla luce degli studi più recenti. La panoramica proposta parte infatti dalla tradizione indo-iranica e antico-avestica per arrivare alle fonti pahlavi di età islamica attraverso un’attenta disamina di alcuni degli aspetti più controversi della teologia zoroastriana nella sua costante evoluzione. Il lettore troverà così alcune riflessioni, in genere poco note fuori da una cerchia ristretta di specialisti, relative ad una revisione della storica dicotomia tra ahura- e daēuua-, tradizionalmente proiettata già in una remota fase proto-indo-iranica. L’articolo dedica inoltre molta attenzione alla doppia articolazione dell’essere e della natura in una dimensione “mentale” (mainiiauua-/mēnōg) e in una “vitale” (gaēiθiia-/gētīg) e si sofferma sul fatto che tale differenziazione non abbia prodotto alcun dualismo aprioristico tra spirito e materia. Al contrario, tale doppia articolazione presuppone un’armonia divina, contrapposta all’inferiorità demoniaca, priva di forza vitale, fisica e corporea. Alla luce di queste peculiarità l’indagine analizza la visione mazdaica del male come “devianza” mentale, che prefigura una concezione del dolore come frutto di una sofferenza e di una devianza innanzitutto psichica.

This contribution offers an updated picture of the Mazdean demonology in the light of the most recent studies, covering the Indo-Iranian and Old Avestan tradition and the Pahlavi sources of the Islamic period with a careful examination of the most controversial aspects of Zoroastrian theology. The reader will find some methodological considerations, generally less known outside a circle of specialists, concerning the history of the antagonism between ahura-s and daēuua-s, a fight traditionally projected into a remote proto-Indo-Iranian phase despite some negative evidences. The article also pays much attention to the double articulation of being and nature into a “mental” (mainiiauua-/mēnōg) and a “living” (gaēiθiia-/gētīg) dimension, and it focuses on the fact that this differentiation did not produce any a priori dualism between spirit and matter. On the contrary, this double articulation presupposes a divine harmony in opposition to demonic inferiority, devoid of vital and corporeal force. In the light of these facts, this investigation analyzes the Mazdean vision of evil as a mental “deviance”, which prefigures a conception of pain as the result of suffering and psychic deviance.
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