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Estratto dal volume
Annali di studi religiosi

Psychedelic Experiences with Heterogeneous Interpretations. Between Religious, Aesthetic and Therapeutic Practices
DOI:  10.53136/97912218215676
Pagine: 87-107
Data di pubblicazione: Ottobre 2025
Editore: Aracne
SSD:  M-DEA/01
This paper explores the heterogeneous interpretations and uses of psychedelic substances across religious, aesthetic and therapeutic practices. It traces the historical use of natural psychedelics in Mesoamerican cultures and their subsequent condemnation during western colonization, with a semiotic approach aimed at demonstrating how the interpretations of drug effects are shaped by different cultural and encyclopedic frameworks. It discusses the intercultural translation challenges that arose when European colonizers first encountered indigenous psychedelic practices, leading to misinterpretations and prohibitions. It highlights the contrast between indigenous perspectives, which view these substances as sacred and therapeutic, and initial western interpretations that associated them with demonic influence. Then, the paper explores the evolution of scientific and artistic perspectives on psychedelics, starting from chemical discoveries to the emergence of a psychedelic culture, highlighting how these substances transitioned from being an object of scientific study to a catalyst for aesthetic and cultural experiences. The study concludes by addressing the recent “psychedelic renaissance” in scientific research, which has demonstrated potential therapeutic benefits of these substances in treating mental health disorders. It underscores the semiotic mechanism by which the qualities attributed to psychedelic experiences are shaped by prior knowledge, interpretative habits, and cultural discourses.

Il presente articolo esplora l’eterogeneità delle interpretazioni e degli usi delle sostanze psichedeliche, all’interno di contesti religiosi, scientifici, estetici e terapeutici. Attraverso un approccio semiotico, si ricostruisce brevemente la storia delle sostanze psichedeliche naturali nelle culture mesoamericane e la loro successiva condanna nel periodo della colonizzazione occidentale, con l’obiettivo di mostrare come l’interpretazione degli effetti delle droghe sia stata profondamente modellata da differenti quadri culturali ed enciclopedici. L’articolo analizza le difficoltà di traduzione interculturale emerse nei primi incontri tra colonizzatori europei e pratiche psichedeliche indigene; viene messo in evidenza il contrasto tra le prospettive indigene, che attribuiscono a tali sostanze valore sacri e terapeutici, e le prime interpretazioni occidentali, che le associavano invece alla pazzia e all’influenza demoniaca. Successivamente si esamina l’evoluzione delle prospettive interessate all’esplorazione degli effetti psichedelici, arrivando alla nascita di una cultura psichedelica, mostrando come queste sostanze siano passate da essere oggetto di studio scientifico a catalizzatori di esperienze estetiche e spirituali. L’articolo si conclude analizzando l’attuale “rinascimento psichedelico” in ambito scientifico, evidenziando i meccanismi neurocognitivi innescati dall’assunzione di queste sostanze, e i potenziali benefici terapeutici nel trattamento di alcuni disturbi mentali. Infine, si sottolinea come, al di là delle differenze tra i contesti d’uso, vi sia un meccanismo semiotico condiviso, tale per cui l’interpretazione dell’esperienza non emerge mai in modo neutro, ma a partire da conoscenze precedenti, aspettative soggettive e narrazioni culturali preesistenti.
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