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Estratto dal volume
Lumina

«Un suono di verità, dolce o terribile, come di corde divine». The Sirens’ Song in Stefano D’Arrigo’s Horcynus Orca, between Classics and Modernism
DOI:  10.53136/97912218196494
Pagine: 97-122
Data di pubblicazione: Giugno 2025
Editore: Aracne
Celebrato per la sua straordinaria innovazione linguistica, Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo è un’opera la cui ricezione critica e diffusione internazionale sono state ostacolate dallo stesso sperimentalismo che la caratterizza. L’eccessiva attenzione critica alla lingua del romanzo ha spesso oscurato il suo profondo legame con la tradizione dei Great Books della tradizione occidentale. Questo studio si propone di correggere tale squilibrio interpretativo, collocando l’opera di D’Arrigo all’interno di un più ampio orizzonte ermeneutico e letterario. In particolare, si analizza la rielaborazione del mito delle sirene, dove lo sperimentalismo di D’Arrigo emerge come una strategia di resistenza mitopoietica, capace di decostruire i grandi racconti storici, far riemergere voci dimenticate e affrontare le fratture epistemologiche ed esistenziali del secondo dopoguerra. In questa prospettiva, Horcynus Orca si rivela non solo un’opera di straordinaria potenza linguistica, ma anche un’epopea modernista che cerca, tra le macerie della storia, nuove forme di senso.

Stefano D’Arrigo’s Horcynus Orca has long been celebrated for the brilliance of its linguistic innovation. Yet, paradoxically, this very quality has hindered its critical reception and international recognition. Scholarly discourse has often focused on the novel’s stylistic eccentricities, overlooking its deep engagement with the Western canon and the tradition of the Great Books. The essay reframes D’Arrigo’s work through a broader literary and interpretive lens. Focusing on his reimagining of the siren myth, it argues that the novel’s experimental language functions as a mode of mythopoeic resistance—dismantling hegemonic historical narratives, recovering marginalized voices, and grappling with the epistemological and existential fractures of the postwar era. By tracing these currents, the study repositions Horcynus Orca not only as a work of remarkable linguistic ambition, but also as a modernist epic that, amid the ruins of history, endeavors to articulate new forms of meaning.
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