Dove il mio fine ultimo, cui devo giungere?
Dove nessun fine si trova
(Angelus Silesius, Il pellegrino cherubico, I.7)
Promuovere idee che appaiono obsolete o dannose ai nostri contemporanei: la collana Senzafine nasce da questo nostro convincimento.
Comprendiamo bene che un esordio tanto pretenzioso rischia di faci apparire velleitari o patetici, tuttavia ci sono dei momenti nei quali vale la pena prendere qualche rischio.
Noi dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici viviamo il nostro tempo con un certo disagio, e già da un po’ non abbiamo voglia di perder tempo in discorsi troppo gentili. Per questa ragione dichiariamo subito di pensarla come Nietzsche: siccome non ci piacciono la maggior parte dei libri che leggiamo, soprattutto i più celebrati (quelli mainstream, tanto per usare una parola cretina) abbiamo deciso di scriverceli da noi.
Può bastare quest’ultimo desiderio a giustificare la nascita di una collana editoriale? Per noi è sufficiente.
Dopotutto anche noi siamo stati partoriti da una “cultura” vorace e malcresciuta che ci ha intossicati di troppe letture utili, di troppi discorsi utili, di troppi pensieri utili; una cultura che ha incupito le nostre vite con obiettivi, strategie, progetti e ciarpame simile. Questo dannatissimo “utile” è diventato il totem, l’idolo, l’incubo idiota di questi tempi disgraziati. Un pezzo di salame, sentiamo dire, è meglio di tutto Dante e un qualsiasi programmatore in Javascript è più grande di Tommaso d’Aquino, Kierkegaard o Raffaello.
E quindi quale gesto più obsoleto e dannoso di dare alla luce una collana che dichiariamo subito essere inutile? Perché tutto quanto è inutile, non avendo un fine esterno da raggiungere, è fine a sé stesso, è Senzafine: per questo condivide una preziosa parentela con la libertà del gioco, della bellezza e dell’amore. E può un filosofo aspirare a qualcosa di meno dell’amore, del gioco e della bellezza? Può un filosofo aspirare a qualcosa di meno di queste verità? Ce lo chiediamo seriamente perché non intendiamo per nulla sottovalutare l’importanza del salame e di Javascript.
Ma a chi lo chiediamo? Anche a questo riguardo abbiamo idee abbastanza chiare: lo chiediamo ai nostri amici, e i nostri amici sono le anime che dialogano insieme alle nostre. Essere anime in dialogo, questo è l’unico patto che lega il nostro Istituto da quasi quarant’anni ed è questo lo spirito con cui avviamo questa collana. Quel criterio che ci rende amici è il medesimo che usiamo per riconoscere gli altri nostri amici, che sono molti e sono ovunque, per strada, nelle Istituzioni, sui palchi, persino nelle Università.
Dunque Senzafine, una collana inutile per promuovere idee obsolete e dannose per continuare a dialogare con i nostri amici e con chi vorrà diventarlo.