Estratto dal volume Lumina
Polemos
Il controllo del linguaggio: dal politicamente corretto all’ideologia gender
DOI: 10.53136/979122181964919
Pagine: 439-450
Data di pubblicazione: Giugno 2025
Editore: Aracne
L’articolo costituisce una critica radicale del controllo sociale del linguaggio oggi addirittura inserito nelle linee guida di alcuni atenei per essere rispettosi “della dimensione di genere e inclusivi”. Dal politicamente corretto siamo così arrivati all’ideologia gender che impera nelle nostre università. Termini come “professori” e “studenti” non sarebbero inclusivi. L’articolo mostra al contrario come dal punto di vista grammaticale e glottologico ad essere inclusivo sia proprio il maschile plurale che da un punto vista linguistico è il “genere comune”. Nella seconda parte l’articolo sposta l’accento sull’uso di asterischi e schwa che muove dalla pretesa LGBTQ di interpretare l’identità sessuale come una mera costruzione sociale. Il sesso si sgancia così dalla sua base naturale e diventa il genere che voglio essere indipendentemente dal sesso che oggettivamente sono. E la lingua, facendo violenza a se stessa, con asterischi ecc. dovrebbe adattarsi a quella che è una mera ideologia politica: l’ideologia del gender.
The paper features a radical critique of the social control over language, which today is even included in the guidelines of a number of universities in order to be respectful of “gender and inclusivity”. From the politically correct we thus got to gender ideology, which dominates our universities. Terms such as professori and studenti, in Italian, would not be inclusive. The paper shows that, on the contrary, from a grammatical and linguistic viewpoint it is exactly the masculine plural form that proves to be inclusive, it being the “common gender” in the linguistic sense. The second part of the paper focuses on the use of asterisks and the schwa, which proceeds from LGBTQ claim that sexual identity should be interpreted as a mere social construction. Sex is thus severed from its natural basis and becomes the gender I wish to be regardless of the sex I objectively am. And language, by violating itself, should adapt through asterisks etc. to a mere political ideology—gender ideology