The essay discusses Charles Taylor’s last book Cosmic Connections (2024), focusing on the issue of poetic epiphany or, more precisely, the characteristic of poetic language that Taylor calls “insight” and which can serve as a bridge between the subjective and objective facets of experience (the “interspace”). In particular, the essay considers the question of the poetic expression of the inexpressible, drawing on some verses by Arthur Rimbaud and using Ludwig Wittgenstein — the greatest absentee in Cosmic Connections — and his theory of meaning as a guide for progress.

Il saggio discute l’ultimo libro di Charles Taylor Cosmic Connections (2024) concentrandosi sulla questione dell’epifania poetica o, più precisamente, la caratteristica del linguaggio poetico che Taylor chiama “insight” e che può fungere da ponte tra dimensione soggettiva e oggettiva dell’esperienza (l’“interspazio”). In particolare, nel saggio viene presa in esame la questione della espressione poetica dell’inesprimibile prendendo spunto da alcuni versi di Arthur Rimbaud e usando la teoria del significato di Ludwig Wittgenstein — il grande assente in Cosmic Connections — come filo rosso per la discussione.