Extracted from publication Annali di studi religiosi
                    Dangerous Pleasures: The Sublime as Corruption in Renaissance Catholicism
                    
                 
                
                            
                
                
                    
                                        
                    
                        
                                                            DOI:  10.53136/979122182156717 
                                                        
                                                            Pages: 321-334
                                                        
                              
                                                                                                
                                
                                                            
                             Publication date: October 2025
                            
                                                        Publisher: Aracne
                                                        
                                                                    
                                    
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                                         M-DEA/01                                     
                                                        
                        
                        
                        
                     
                    
                 
               
                
                
                
                
                
                    Music has never been a quiet partner to liturgy. Since as early as the time of Saint Augustine, both music and musicians were commonly seen as a source of excess, transgression, and lewdness. These accusations became even more severe during the last decades of the fifteenth century with the advent of Renaissance polyphony. To better understand this phenomenon, this article starts by examining the ideological structures underpinning the Catholic ritual of the Renaissance, framing religious belief as an external, objective act. Drawing its theoretical core from Lacanian psychoanalysis, it interrogates how sacred practices function as ideological constructs, embedding faith within collective actions rather than personal spirituality. The study then shifts to the contentious debates surrounding polyphonic music, analyzing how its perceived excesses transgressed the boundaries of doctrinal purity. Through historical critiques and theological anxieties, the article demonstrates that music, rather than serving as a mere vehicle for devotion, fundamentally disrupted the ideological stability of the Church by exposing the inherent gaps within belief itself. Ultimately, this study contends that the tensions surrounding music’s place in worship reflect a deeper struggle to contain the disruptive potential of aesthetic experience, revealing a fragile ideological mechanism wherein the sacred is sustained through its very negation.
La musica non è mai stata un partner silenzioso della liturgia. Fin dall’epoca di sant’Agostino, sia la musica sia i musicisti sono stati comunemente considerati fonte di eccesso, trasgressione e licenziosità. Tali accuse si fecero ancora più gravi negli ultimi decenni del Quattrocento, con l’avvento della polifonia rinascimentale. Per comprendere meglio questo fenomeno, il presente articolo prende le mosse dall’analisi delle strutture ideologiche che sorreggono il rituale cattolico del Rinascimento, concependo la fede religiosa come atto esterno e oggettivo. Traendo il proprio nucleo teorico dalla psicoanalisi lacaniana, il saggio indaga il modo in cui le pratiche sacre operano come costruzioni ideologiche, inscrivendo la fede nell’ambito dell’azione collettiva piuttosto che in quello della spiritualità personale. Successivamente, lo studio si concentra sulle accese controversie intorno alla musica polifonica, analizzando come i suoi supposti eccessi trasgredissero i confini della purezza dottrinale. Attraverso critiche storiche e ansie teologiche, l’articolo mostra come la musica, lungi dall’essere un semplice veicolo di devozione, abbia invece destabilizzato in modo radicale l’equilibrio ideologico della Chiesa, rendendo visibili le fratture interne al credere stesso. In ultima analisi, lo studio sostiene che le tensioni relative al ruolo della musica nel culto riflettano un conflitto più profondo: quello volto a contenere il potenziale destabilizzante dell’esperienza estetica, la quale svela un meccanismo ideologico fragile, in cui il sacro si regge proprio attraverso la propria negazione.