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Annali di studi religiosi

Being on the Receiving End: Awe as Disclosure
DOI:  10.53136/979122182156712
Pages: 221-240
Publication date: October 2025
Publisher: Aracne
SSD:  M-DEA/01
Recent studies of awe in psychology and philosophy help to clarify and refine our understanding of the experience and its impact on human life. However, these disciplines tend to offer functional or broadly transcendental accounts of awe that trace its significance rather directly back to the self. This sits in some tension with awe centrally involving the experience of being drawn out of oneself by and toward what lies beyond it. In this paper I endeavor to remain longer with the experience itself and speculate about awe as a source of insight. Drawing on a range of philosophical, religious, and literary voices, I set out to consider what it might be that experiences of awe characteristically disclose about the world that includes yet transcends the self. By virtue of the profound state of receptivity they prompt, I propose that in experiences of awe persons become available to and increasingly aware of the givenness, abundance, and intrinsic value of some particular awe object(s) and, more broadly, of existence itself. After unpacking these ideas and their connections, I consider some ethical and existential implications of awe and advocate that its disclosures root and inform whatever views of the world we may construct. I conclude by suggesting that perhaps the most profound disclosure of awe involves the awareness of one’s own self as given.

Studi recenti sul senso del sublime in ambito psicologico e filosofico contribuiscono a chiarire e affinare la nostra comprensione dell’esperienza e del suo impatto sulla vita umana. Tuttavia, tali discipline tendono a fornire interpretazioni funzionali o genericamente trascendentali del sublime, riconducendone il significato in modo piuttosto diretto al sé. Ciò appare in certa tensione con il fatto che l’esperienza del sublime implica in modo essenziale l’essere tratti fuori di sé da ciò che si colloca oltre. In questo saggio, mi propongo di soffermarmi più a lungo sull’esperienza in quanto tale e di riflettere in via speculativa sul sublime come fonte di comprensione. Attingendo a una pluralità di voci filosofiche, religiose e letterarie, intendo interrogarmi su ciò che le esperienze del sublime tendono a rivelare del mondo, un mondo che include il sé ma lo trascende. In virtù dello stato profondo di ricettività che esse suscitano, propongo che, nel vivere il sublime, le persone divengano disponibili a percepire e progressivamente consapevoli del carattere donato, dell’abbondanza e del valore intrinseco di uno o più oggetti del sublime e, in senso più ampio, dell’esistenza stessa. Dopo aver articolato questi concetti e le loro interconnessioni, considero alcune implicazioni etiche ed esistenziali del sublime, sostenendo che le sue rivelazioni dovrebbero costituire fondamento e orientamento di qualunque visione del mondo si possa costruire. Concludo suggerendo che forse la rivelazione più profonda connessa al sublime consista nella consapevolezza del proprio sé in quanto donato.
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