Questo articolo esamina in che modo Rilke e Stevens non solo rappresentino, ma mettano in atto un’indagine sui limiti del linguaggio in poesia. Il silenzio è abbordato non solo come immagine, ma anche come tema strutturante e, filosoficamente, come fenomeno. Entrambi i poeti, in modi diversi, mettono in discussione l’opposizione tra il silenzio come origine e il silenzio quale eccesso del linguaggio, e così mostrano come esso ridefinisca la soggettività lirica e riconfiguri il paesaggio sonoro circostante.

This article examines how Rilke and Stevens not only portray but also perform an inquiry into the limits of language through their poetry. Silence is approached not merely as an image but as a structuring theme and, philosophically, a phenomenon. It is argued that both poets, in different ways, challenge the opposition between silence as origin and as the excess of language, showing how silence reshapes lyrical subjectivity and reconfigures the surrounding soundscape.