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Annali di studi religiosi

Awe of Displacement. “Recentering” Humans in a Post–quantum Era
DOI:  10.53136/979122182156715
Pages: 287-302
Publication date: October 2025
Publisher: Aracne
SSD:  M-DEA/01
This paper explores the evolving conceptualization of humanity’s place in the cosmos, tracing a trajectory from anthropocentric narratives rooted in religion and classical science to the decentering revelations of modern science, and finally toward a nuanced “recentering” influenced by quantum mechanics. Challenging the notion that language or consciousness alone marks human uniqueness, the paper highlights evolutionary evidence — such as changes in the sphenoid bone — that reveal our symbolic capacities as contingent rather than exceptional. The “awe of displacement,” catalyzed by discoveries in cosmology, biology, and anthropology, reflects a cultural and cognitive dislocation from humanity’s once–assumed centrality. Yet, the paper argues, recent developments in quantum theory introduce a paradigm shift. By positioning the observer as integral to the manifestation of physical reality, quantum mechanics complicates traditional dichotomies between subject and object, nature and culture. Human perception, cognition, and language are not passive tools of observation, but active participants in shaping reality itself. This reconfiguration does not return us to anthropocentrism, but instead suggests a dynamic centrality based on entanglement, interaction, and participation. From this perspective, the age of the so called “Anthropocene” brings about new meanings: humanity’s centrality manifests not through dominance, but responsibility. Finally, the paper engages with contemporary expressions of human exceptionalism in biotechnology and space exploration, critically examining their ethical and existential implications. In conclusion, the paper proposes that displacement and recentralization are not opposing movements, but interwoven dynamics shaping a new understanding of human identity — one grounded in humility, interconnectedness, and the participatory nature of knowledge itself.

Il presente saggio esplora l’evoluzione della concettualizzazione della posizione dell’umanità nel cosmo, tracciando una traiettoria che va dai racconti antropocentrici, radicati nella religione e nella scienza classica, alle rivelazioni decentranti della scienza moderna, fino a giungere a una forma sfumata di “ricentramento” influenzata dalla meccanica quantistica. Mettendo in discussione l’idea che la lingua o la coscienza costituiscano in sé il segno distintivo dell’unicità umana, il saggio evidenzia dati evolutivi — come le trasformazioni dell’osso sfenoide — che mostrano come le nostre capacità simboliche siano frutto di contingenze piuttosto che di un’eccezionalità innata. L’“aura dello spossessamento”, innescata dalle scoperte in cosmologia, biologia e antropologia, riflette un dislocamento culturale e cognitivo rispetto alla centralità un tempo presunta dell’essere umano. Tuttavia, il saggio sostiene che gli sviluppi recenti della teoria quantistica introducano un cambiamento di paradigma. Collocando l’osservatore come elemento costitutivo nella manifestazione della realtà fisica, la meccanica quantistica complica le dicotomie tradizionali tra soggetto e oggetto, natura e cultura. La percezione, la cognizione e il linguaggio umani non sono strumenti passivi di osservazione, ma partecipano attivamente alla configurazione della realtà stessa. Questa riconfigurazione non comporta un ritorno all’antropocentrismo, ma suggerisce piuttosto una centralità dinamica, fondata sull’intreccio, sull’interazione e sulla partecipazione. Da tale prospettiva, l’epoca del cosiddetto “Antropocene” acquista nuovi significati: la centralità dell’umanità non si manifesta nel dominio, bensì nella responsabilità.Infine, il saggio affronta le espressioni contemporanee dell’eccezionalismo umano nella biotecnologia e nell’esplorazione spaziale, esaminandone criticamente le implicazioni etiche ed esistenziali. In conclusione, si propone che spossessamento e ricentramento non vadano intesi come movimenti opposti, bensì come dinamiche intrecciate, capaci di forgiare una nuova comprensione dell’identità umana, fondata sull’umiltà, sull’interconnessione e sulla natura partecipativa della conoscenza stessa.
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