DOI: 10.53136/97912218182157
Pages: 119-171
Publication date: April 2025
Publisher: Aracne
È di qualche mese fa la pubblicazione annuale sullo stato della tratta degli esseri umani e delle varie tipologie di schiavitù redatta e pubblicata dall’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma. Il report non è particolarmente favorevole come giudizio su quanto fa il nostro Paese al riguardo e il rank è ancora, dopo anni, al livello 2; bisognerebbe fare di più. Se prendiamo gli ultimi dati di ILO, (fig. 1) vediamo che ci stiamo avvicinando, ma forse abbiamo già superato la cifra di 50 milioni di persone trafficate nel mondo, a vario titolo. Questa realtà, unitamente al fatto che il fenomeno naviga nelle acque torbide della povertà, dell’analfabetismo, della migrazione, dell’abbandono, ma spesso, anche vergognosamente, dell’alimentazione di famiglie compiacenti che vendono i propri figli per una ciotola di riso, lascia ognuno di noi, abituato a lamentarsi al primo disservizio che possa intralciare il nostro cammino, come un vero schiaffo in pieno volto. L’Ufficio delle Nazioni Unite ha instaurato nel 2023 la giornata mondiale contro la tratta umana con il Tema: “Raggiungi ogni vittima della tratta, non lasciare indietro nessuno”. (UNODOC). Pur beneficiando di una definizione internazionale, il reato di tratta di esseri umani non è stato pienamente armonizzato. In primo luogo, il Protocollo del 2000 è stato adattato e ampliato da testi europei (aggiunta delle tipologie di sfruttamento e soppressione del criterio della tratta transnazionale). In secondo luogo, anche in Europa, le definizioni nazionali rivelano un’ampia varietà di trasposizioni della Direttiva 2011/36/UE. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la prevenzione della tratta di esseri umani solleva importanti preoccupazioni in materia di privacy e sicurezza dei dati. Sebbene la condivisione delle informazioni sia vitale per un intervento efficace, deve essere bilanciata con il rispetto del diritto alla privacy. Così come le molte voci favorevoli all’AI, dobbiamo però per completezza di visione citare anche un problema che deve essere risolto, pena un aumento delle voci contrarie ad una diffusione dell’AI, almeno per quanto riguarda le applicazioni nel nostro specifico campo del contrasto alla tratta umana, quello della protezione della privacy, non solo della vittima di reato ma anche di tutta quella schiera di soggetti in vario modo coinvolti nel reato stesso. È chiara la enorme differenza di impostazione dell’uso della AI nel mondo, dove si passa da chi dice non importa come e con quali conseguenze individuo il reato, la vittima e il persecutore, o chi invece pone dei limiti. Non sta a noi giudicare, anche se personalmente abbiamo una chiara preferenza. Ecco che un incontro dello scorso anno alla Casa Bianca tra i sette Big dell’AI è nato per “promettere“ una serie di comportamenti che dovrebbero assicurare uno sviluppo responsabile: sicurezza, affidabilità e cautela, le parole chiave. Certo, per ora solo parole che non impegnano e che disattese, non comporteranno alcuna conseguenza. In questo breve saggio non potevamo dire tutto né di più; la nostra unica presunzione è di aver cercato di fare un buon lavoro, il migliore lavoro possibile, alla data del novembre 2024.