DOI: 10.53136/97912218182156
Pages: 87-118
Publication date: April 2025
Publisher: Aracne
In questo capitolo illustriamo come il paradigma dell’Intelligenza Artificiale (IA) e le sue tecnologie possono essere utilizzate contro lo sfruttamento di esseri umani. Per prima cosa forniamo una breve introduzione all’IA, allo stato dell’arte sulle tecnologie intelligenti e alle sue maggiori applicazioni (Sezione 1) e del problema dello sfruttamento di esseri umani (Sezione 2). Successivamente, illustriamo come l’IA può essere utilizzata per produrre applicazioni contro lo sfruttamento di esseri umani (Sezioni 3 e 4), e come l’IA può anche peggiorare la situazione (Sezione 5). Nella sezione 6 descriviamo brevemente la nuova normativa sull’intelligenza artificiale emanata dall’Unione Europea, in cosiddetto AI-ACT e nella sezione 7 descriviamo come poter usare in Europa applicazioni di IA contro lo sfruttamento di esseri umani di IA sviluppate fuori Europa, ed in particolare negli Stati Uniti, anche alla luce dell’IA-ACT. Infine, concludiamo con qualche osservazione finale (Sezione 8). Quando parliamo di peggiorare la situazione ci riferiamo ad una serie non banale di possibili “eccessi”, errori”, “astrazioni non corrette” etc tali da rendere “pericolosa la stessa acquisizione dei dati e al rispetto per la privacy, soprattutto quando si tratta di costruire applicazioni per le forze dell’ordine. Se i dati vengono acquisiti senza controllo e senza scopo si incorre sia in rischi legati alla scarsa qualità dei dati e a possibili bias, che potrebbero portare, per esempio, all’incriminazione più probabile per certi tipi di etnie rispetto ad altre, senza alcun fondamento di prova certa. Per ultimo, dobbiamo notare che c’è ancora troppo poca discussione sul fatto che raccogliere dati sul traffico di esseri umani rischia di raccogliere dati sui sopravvissuti che possono essere successivamente violati, interpretati erroneamente o venduti a scopo di lucro. L’esempio più lampante è stata la vendita da parte di una grossa ditta di informazioni sugli immigrati all’Immigration and Customs Enforcement (ICE) degli Stati Uniti. La diffusione di tali dati può mettere in pericolo non solo l’immigrato stesso ma può rendere i suoi familiari più vulnerabili ai trafficanti.